Tommaso Ausili

Ukrainian refugees in Italy

So far, over 100,000 people have fled Ukraine since the conflict began and arrived in Italy, mostly women and minors. To ensure their assistance, a system has been defined that provides for different forms of support that are complementary to each other. In addition to placement with Italian and Ukrainian families residing in Italy at the ordinary network of CAS (Extraordinary Reception Centers) and the SAI (Reception and Integration System), a widespread reception system has been introduced which assigns a key role to Third sector, to voluntary associations and religious bodies. The association or body must guarantee, in addition to food and accommodation, help with school and work integration, legal guidance, linguistic literacy and psycho-socio-health assistance.

So far, over 100,000 people have fled Ukraine since the conflict began and arrived in Italy, mostly women and minors. To ensure their assistance, a system has been defined that provides for different forms of support that are complementary to each other. In addition to placement with Italian and Ukrainian families residing in Italy at the ordinary network of CAS (Extraordinary Reception Centers) and the SAI (Reception and Integration System), a widespread reception system has been introduced which assigns a key role to Third sector, to voluntary associations and religious bodies. The association or body must guarantee, in addition to food and accommodation, help with school and work integration, legal guidance, linguistic literacy and psycho-socio-health assistance.

Inna Govorova, 51 anni, ritratta nella hall dell’Hotel Holiday di Fiuggi, dove è ospitata insieme ad altri profughi ucraini. Inna viene da Charkiv, dove lavorava come stilista in un atelier, mentre suo marito Ghennadiy lavorava come interior design. E’ arrivata in Italia il 18 aprile insieme alla figlia Angela, di 30 anni, e sua figlia Olivia, di 4 anni. Sono partiti da Charkiv 10 giorni dopo l’inizio della guerra. Si sono fermate un mese a Poltava, nell’Ucraina centrale, ospitate a cassa di un volontario, e da lì hanno preso il treno per Lviv. Da lì hanno preso un pullman per Praga e poi un aereo per Roma. Hanno scelto di venire in Italia perchè Angela ha vissuto 4 anni a Napoli, e conosce la lingua e la cultura italiana.Inna Govorova, 51, portrayed in the lobby of the Hotel Holiday in Fiuggi, where she is staying with other Ukrainian refugees. Inna comes from Kharkiv, where she worked as a stylist in an atelier, while her husband Ghennadiy worked as an interior designer. She arrived in Italy on April 18 together with her 30-year-old daughter Angela and her 4-year-old daughter Olivia. They left Kharkiv 10 days after the war began. They stopped for a month in Poltava, in central Ukraine, hosted by a volunteer, and from there they took the train to Lviv. From there they took a bus to Prague and then a plane to Rome. They chose to come to Italy because Angela lived for 4 years in Naples, and knows the Italian language and culture
Fiuggi (FR), Italia, 18 Maggio 2022. Alexandra Klimova ritratta insieme alle figlie Adelina e Sara nella hall dell’albergo Lorella di Fiuggi, dove è ospitata insieme ad altri profughi ucraini. Alexandra viene da Karchiv, dove lavorava in un’agenzia di viaggio. Il 25 febbraio, dopo aver sentito la propria abitazione tremare a causa di un bombardamento, ha deciso insieme a suo marito di lasciare la città. Avendo la famiglia un cane, non era possibile rifugiarsi all’interno di un bunker così hanno deciso di trasferirsi nella casa di campagna dei suoceri, a pochi chilometri da Karchiv. LÌ è rimasta per tre settimane. Il 15 marzo, con l’esercito russo che avanzava, ha deciso di scappare. Il marito ha portato lei e le figlie a Poltova, nell’Ucraina centrale. Lì si sono salutati: il marito si è rifugiato ad Odessa mentre Alexandra e le figlie hanno preso un pullman che le avrebbe portate in Repubblica Ceca, dove la aspettavano alcuni colleghi del marito e dove sono arrivate dopo tre giorni e dopo aver atteso 12 ore per attraversare il confine con la Polonia. Dopo aver riposato in un albergo per qualche giorno, ha preso un biglietto aereo per Roma è da lì è stata portata a Fiuggi dalla Protezione Civile. Fiuggi (FR), Italy, May 18, 2022. Alexandra Klimova portrayed with her daughters Adelina and Sara in the lobby of the Lorella hotel in Fiuggi, where she is staying with other Ukrainian refugees. Alexandra comes from Karchiv, where she worked in a travel agency. On February 25, after hearing her home shake due to a bombing, she and her husband decided to leave the city. Having a dog in the family, it was not possible to take refuge inside a bunker so they decided to move to the country house of their in-laws, a few kilometers from Karchiv. She stayed there for three weeks. On March 15, with the advancing Russian army, he decided to flee. Her husband took her and her daughters to Poltova in central Ukraine. There they said goodbye: her husband took refuge
Rostyslav MelnyK, 13 anni, ritratto nella Casa di Prima Accoglienza fornita dalla Caritas/diocesi di Anagni e Alatri a lui e alla sua famiglia. Rostyslav viene da Korostyshiv, nella regione di Zhytomyrska, insieme alla madre Alla, alla sorella Oksana e suo figlio Mark. Alla è proprietaria di un negozio di casalinghi, mentre Oksana lavora con il marito in una cava di granito. Rostyslav frequentava il settimo anno di scuola (equivalente alla nostra seconda media). Il 25 febbraio tutta la famiglia si è trasferita nell’appartamento di Oksana. Lì sono rimasti fino al 5 marzo, scendendo nel rifugio sotterraneo ad ogni allarme. Il 6 marzo alle 6, i mariti li accompagnano in macchina a Berehove, al confine con l’Ungheria, dove sono arrivati dopo 14 ore di viaggio. Da lì hanno preso un pullman pagato da una cittadina ucraina residente da 20 anni a Fiuggi, che li ha messi anche in contatto con il responsabile della Caritas. Sono arrivati in Italia la notte tra il 7 e 8 marzo, dopo 25 ore di viaggio. Il 5 giugno 2022 sono tornati in Ucraina per nostalgia della famiglia rimasta nel paese e per riprendere le loro attività lavorative. Rostyslav MelnyK, 13, portrayed in the First Reception House provided by Caritas / diocese of Anagni and Alatri to him and his family. Rostyslav comes from Korostyshiv, in the Zhytomyrska region, together with his mother Alla, his sister Oksana and her son Mark. Alla owns a homeware shop, while Oksana works with her husband in a granite quarry. Rostyslav was in the seventh year of school (equivalent to our second grade). On February 25, the whole family moved into Oksana's apartment. They remained there until March 5, descending into the underground shelter at each alarm. On 6 March at 6 am, their husbands drive them to Berehove, on the border with Hungary, where they arrived after 14 hours of travel. From there they took a bus paid for by a Ukrainian citizen who had been living in Fiuggi for 20 years, who also put them in contact with th
Frosinone (Italia), 26 maggio 2022. Nadiya Valiavskayia (37 anni) ritratta nella hall dell’hotel Astor di Frosinone, dove è alloggiata insieme ad altri profughi ucraini. Nadiya viene da Nikolaev insieme alla figlia Katerina, di 18 anni. Laureata in psicologia, lavorava come manager di un negozio appartenente ad una catena di gioiellerie. Guadagnava molto bene e conduceva una vita agiata. Lavorava anche privatamente vendendo on line abbigliamento italiano. Il 24 febbraio 2022 si è svegliata di soprassalto a causa dei boati provocati dai bombardamenti, così forte da far scattare gli allarmi delle macchine. Dopo aver svegliato anche la figlia e preso documenti e poche altre cose, si dirige a casa di amici che abitavano vicino a lei in un palazzo in stile Stalinka e dunque dotato di bunker sotterraneo. Lì è rimasta una settimana e ogni tanto, quando la situazione lo consentiva, tornava a casa ad accudire il cane e il gatto che aveva lasciato lì. Il 15 marzo, nonostante la paura di abbandonare la casa e la sua vita per trasferirsi in un posto sconosciuto, decide di partire. Proprio mentre stava facendo le valigie, salta la luce e Nadiya finisce di prepararsi facendosi luce con il telefono. Un conoscente le offre un passaggio a pagamento fino ad Odessa. Dopo un viaggio di tre ore arriva alla frontiera con la Moldavia. Lì trova moltissime persone, soprattutto donne con figli. A bordo di un pullman attraversa la frontiera di Palanka. Da lì con un pullman arriva a Chișinău, dove la attendeva una sua amica a cui doveva portare i documenti che si era dimenticata. A Chișinău divide per tre giorni l'affitto di una stanza insieme ad altre tre famiglie. Non potendo più rimanere lì, in preda alla disperazione chiede ospitalità ad una donna incontrata in strada. A casa della donna rimane per qualche giorno, facendo la spesa e le pulizie per dimostrarle la propria gratitudine. La mattina del quarto giorno si fa portare da un taxi alla stazione dei bus, dove acquista
Frosinone, Italia. 26 Maggio 2022. Lena Lisogor con il figlio Egor e il cane Hana ritratti nella loro stanza dell’hotel Astor di Forsinone, dove sono alloggiati insieme ad altri profughi ucraini. Lena svolgeva lavori saltuari dal momento che, rimasta orfana, non aveva nessuno a cui lasciare il figlio. Lena viene da Charkiv, nel quariere Severnayia Saltovka, tra i primi ad essere colpiti dai bombardamenti. Dall’inizio dei bombardamenti si sono rifugiati in un bunker, dove sono rimasti per 10 giorni. Il bunker era molto umido, e il bambini presenti tossivano in continuazione. Fuori i bombardamenti proseguivano senza sosta, e nonostante questo doveva uscire un paio di volte al giorno per far fare i bisogni al cane. Dopo 10 giorni ha deciso di partire e un suo amico li ha accompagnati alla stazione di Charkiv. La stazione era affollatissima e Lena si è praticamente ritrovata sul treno per Lviv senza nemmeno sapere dove stesse andando. Il viaggio è stato un incubo. Molti urlavano e spingevano. Alle donne incinte non veniva neppure riservato un posto a sedere. I due bagni del vagone erano occupati da 5/6 persone, che rendevano il bagno inutilizzabile. Lena e suo figlio hanno rinunciato a mangiare e bere per evitare di dover andare al bagno. Spesso scoppiavano litigi che degeneravano in risse, e quando il treno si fermava capitava che le persone sgradite fossero fatte scendere con la forza dagli altri passeggeri. Dopo 20 ore il treno è arrivato a Lviv. Anche lì la confusione era totale. Lena ricorda che molti bambini si perdessero e che a causa della ressa alcuni disabili fossero fatti cadere dalle carrozzine. Faceva molto freddo e Lena non sapeva dove ripararsi per la notte. Ricorda che nel piazzale di fronte alla stazione molti proponevano l’affitto di una stanza con prezzi che arrivavano anche a 500 dollari a notte. Verso le 2 di notte ha ricevuto una telefonata da una sua amica di Charkiv che era venuta a sapere della possibilità di ripararsi in un ufficio
Fiuggi (FR), Italia, 25 Maggio 2022. Svetlana Konovalenko in una stanza dell'hotel Lorella di Fiuggi, dove è ospitata insieme ad altri profughi ucraini. Svetlana ha 40 anni e, insieme al figlio Galeb di 11 anni, viene da Charkiv dove lavorava come manicure in un centro estetico. Il 24 febbraio 2022 già sentiva i missili volare sopra la città. Il quartiere dove viveva si trovava è stato uno dei primi ad essere colpito dai bombardamenti, visto che nei dintorni vi erano diversi obiettivi sensibili come un’officina dove venivano riparati i carri armati, un poligono di tiro e un importante snodo ferroviario. Insieme al marito, al figlio, sua sorella e sua nipote si è rifugiata in un locale sotterraneo usato per la conservazione di prodotti alimentari, portando con sè solo qualche bene di prima necessità tra cui acqua, una batteria per la corrente elettrica, coperte e cuscini. Per 5 giorni sono rimasti all’interno di questo rifugio che proprio per la sua funzione, era molto freddo costringendo Svetlana e la sua famiglia ad indossare più paia di pantaloni e di giacche contemporaneamente. Per 5 giorni sono rimasti all’interno di questo rifugio. Svetlana era molto spaventata: sentiva la terra tremare e non riusciva a dormire neanche la notte. Durante i bombardamenti si copriva la testa con delle coperte per respirare in caso di caduta di polvere o altri detriti. Al quinto giorno, con il figlio che piangeva ininterrottamente, le sembrava di impazzire e ha detto al marito che intendeva scappare da lì. Si sono fatti coraggio e si sono diretti a casa dove hanno preso poche cose e si sono messi in macchina proprio mentre gli aerei russi bombardavano i palazzi vicini. In macchina nessuno parlava, tutti erano terrorizzati. La strada inoltre era dissestata, piena di buche prodotte dalle esplosioni e di ostacoli come tralicci e detriti. Sulla macchina avevano apposto in grande cartello con su scritto “BAMBINI”. Per arrivare a Merefa, distante appena 80 chilometri,
Fiuggi (FR), Italia, 16 Dicembre 2022. Yuliia Yurhina ritratta nella sala da pranzo dell’Hotel Continental dove è ospitata insieme ad altri rifugiati ucraini. Yuliia ha 27 anni e viene da Zaporizhzhia. Dopo la laurea in Sociologia e Politologia ha lavorato come assistente per un politico locale. Prima della guerra svolgeva due lavori: era direttore esecutivo di un coworking (poi chiuso definitivamente a causa del covid) e lavorava per una NGO che si occupava di tutoraggio di adolescenti orfani ospitati in case famiglie, a cui attraverso la tecnica del dibattito (imparata ai tempi dell’università quando aveva partecipato a diversi tornei nazionali) insegnava a sviluppare un proprio pensiero critico, cioè a costruire una propria opinione ed esprimerla. Dopo il Covid ha curato la campagna elettorale di un candidato sindaco di Zaporizhzhia. Yuliia riferisce di aver sviluppato il proprio interesse per la politica in tenera età, quando la bisnonna le leggeva dei libri che parlavano dell’Holodomor, la tremenda carestia che fu provocata dal governo dell'URSS nel territorio dell'Ucraina dal 1932 al 1933, causando diversi milioni di morti, e che lei stessa aveva vissuto, trovandosi a cibarsi di erba e a soffirre la perdita di cinque figli. Yuliia decide di lasciare Zaporizhzhia solo verso fine aprile. Racconta che all’inizio del conflitto monitorava costantemente la situazione, sentendosi forte anche dei suoi studi, e cercava di rimandare un’eventuale partenza. Dopo aver appreso dei crimini commessi dall’esercito russo a Bucha ha cominciato ad avere paura e per due settimane non riusciva a decidersi di partire, sopraffatta dai sensi di colpa di dover abbandonare la famiglia, che aveva deciso di rimanere. Solo verso la fine di aprile prende la decisione di fuggire e acquista un biglietto per Lviv con l’intento di arrivare in Italia, dove era già stata tre volte. Dopo un viaggio relativamente tranquillo arriva a Lviv. Da li prende un bus per Cracovia, dove ad
Sacrofano (Roma), 22 ottobre 2022: Oleksandra (34) e Yevgen (38) Plakhotina nella casa messa loro a disposizione dalla parrocchia di Sacrofano, in provincia di Roma. La famiglia Plakhotina è composta anche dai figli Denys (14 anni, adottato all’età di 10 anni), Slaviana (11) e Savilii (3),La famiglia, originaria di Mariupol, viveva ad Odessa dal 2019. Yevgen (che in quanto padre di 3 figli è esonerato dalla legge marziale) lavora come marinaio per una compagnia marittima ucraina, mentre Oleksandra, dopo i suoi studi da giornalista, ha lavorato come corrispondente per una emittente di Mariupol e per un magazine ad Odessa. Ora si occupa a tempo pieno della casa e dei figli e scrive poesie. Il 24 febbraio, all’inizio dell’invasione russa, Yevgen si trovava a bordo di un cargo al largo di Rotterdam, sulle rotta Olanda, Finlandia e Russia. Il suo telefono non prendeva il segnale, e lui è stato informato dell’inizio della guerra dal secondo ingegnere di bordo, che avendo una sim olandese, riusciva a connettersi. Yevgen ricorda di aver pensato inizialmente ad uno scherzo, ma poi quando si è connesso tramite l’hotspot del collega, il suo telefono è stato subissato di messaggi. Il primo pensiero è stato ovviamente alla famiglia che però non è riuscito a contattare. Una volta in porto il suo telefono era regolarmente in funzione ed è riuscito a mettersi in contatto con Oleksandra, che nel frattempo si trovava insieme ai tre figli al sicuro in un bunker ad Odessa. Insieme hanno deciso che fosse più sicuro, per Oleksandra e i figli, lasciare Odessa. Oleksandra si aggrega ad altre due famiglie e con tre macchine si dirigono verso il confine con la Moldavia. Per arrivare al confine, distante neanche 100 km, hanno impiegato 18 ore, dormendo in auto. Nella sua Oleksandra, aveva spento anche il riscaldamento per paura di rimanere soffocata dai gas di scarico. Alle 20 arrivano al confine, e gli uomini che guidavano la macchina sono dovuti ritornare indietro. Ole
Frosinone (Italia), 26 maggio 2022. Yaroslava Kulik, 24 anni, ritratta nella hall dell'hotel Astor di Frosinone, dove è alloggiata insieme ad altri profughi ucraini. Yaroslava viene da Chernihiv, dove viveva insieme alla sorella Valeria. Diplomata all'Istituto alberghiero di Chernihiv, Yaroslava lavorava come pasticciera su prenotazione e insieme al compagno Bogdan, aveva investito nell'acquisto di un terreno dove avevano piantato alberi da frutto, mandorli e noccioli. Il 24 febbraio 2022, Yaroslava e Bogdan vengono svegliati di soprassalto dal boato dei bombardamenti. Subito chiamano Valeria, che abitava con loro e che aveva passato la notte fuori, dicendole di tornare immediatamente a casa. Appena tornata, fanno e valigie, prendono telefono e documenti e chiamano un amico che le porta fuori città, in una località di campagna a circa 30 km di distanza a casa del nonno di lui. Una volta in strada assistono ad un esodo di massa, con gente che scappava con tutti i mezzi a dispozione, anche in bicicletta. Una volta arrivati a casa del nonno del loro amico, cercano di riordinare le idee e capire cosa fare. La casa, però, si trovava in un lembo di terra circondato dal fiume, raggiungibile solo tramite due ponti che due giorni dopo il loro arrivo vengono distrutti dall'esercito ucraino. Presto i rifornimenti di cibo cominciano a scarseggiare e il nonno macella un maialino che era rimasto zoppo. Per il resto mangiavano patate e cuocevano il pane. Yaroslava cucinava per tutti, diceva di farlo anche per provare a rilassarsi un po'. A casa del nonno del loro amico rimangono circa un mese. Nel frattempo Bogdan era riuscito a trasferirsi in una città vicina e ogni due/tre giorni tornava a Chernihiv nella loro casa, che nel frattempo (il 28 febbraio) era stata bombardata, per accudire i loro due cani che avevano lasciato lì, nella convinzione di assentarsi solo per un paio di giorni. Per arrivare a casa Bogdan doveva percorrere circa 30 km, gran parte del quali a piedi.
Anagni (FR), Italia, 15 Dicembre 2022. Serhii Avanesian, 54 anni, ritratto nel Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) gestito dalla cooperativa Diaconia in Anagni (FR) dove è attualmente ospitato insieme ad altri rifugiati ucraini. Serhii è nato in Azerbaijan da genitori di origine armena ed è un medico specialista della colonna vertebrale. Nel 1991 si è laureato in medicina all’università di Baku e nel 1992 ha dovuto lasciare la sua casa a Nagorno-Karabach a causa del conflitto tra la maggioranza etnica armena, sostenuta dalla Repubblica Armena, e la repubblica dell’Azerbaijan. Insieme alla moglie, anch’essa medico, si è trasferito a Pjatigorsk, in Russia. Dopo circa 10 anni, in seguito alla separazione dalla moglie, decide di trasferirsi a Kherson, in Ucraina. Li inizia a lavorare nell’ospedale cittadino e nel suo studio privato. Serhii riferisce di aver guadagnato bene, tanto che si è potuto permettere di costruirsi una villetta a circa 30 km da Kherson, dove viveva fino all’inizio del conflitto. La sua casa si trova sulla riva sinistra del fiume Dnipr, in un territorio attualmente occupato dall’esercito russo, proprio sulla strada percorsa dall’esercito russo proveniente dalla Crimea. Per due mesi ha vissuto sotto l’occupazione russa. Grazie alle sue disponibilità economiche all’inizio del conflitto era riuscito a farsi una cospicua scorta di generi alimentari e di prima necessità, che gli hanno permesso, durante il primo mese di occupazione, di non uscire di casa. Ha iniziato anche a farsi il pane da solo, che condivideva con gli anziani del luogo e altre persone bisognose. Racconta che per tutto il periodo dell’occupazione i vetri della casa tremavano incessantemente a causa dei rumori delle esplosioni e degli elicotteri che volavano a quota bassissima. Dopo il primo mese ha cominciato ad uscire di casa per procurarsi i viveri. Racconta che chi volesse uscire doveva esporre una bandiera bianca dall’automobile, precauzione che
Fiuggi (FR), Italia. 25 Maggio 2022. Artem (37) e Natalia (43) Velikozkie itrtti nella hall dell'Hotel Capri di Fiuggi, dove sono alloggiati insieme ad altri profughi ucraini. Artem e Natalia hanno 4 figli: Sofia (20), Danil (14), Muroslava (12), Anghelina (7) e vengono da Myrnohrad (fino al 2014 Dimitrov), un importante centro minerario situato a 64 km da Donetsk, nel Donbass. Artem lavora come tecnico per la manuntenzione impianti in una miniera di carbone, mentre Natalia è casalinga. I primi giorni di guerra pensavano che il conflitto, che fino a quel momento non aveva interessato la loro regione, si sarebbe risolto nel giro di pochi giorni. Poi, però, col passare dei giorni sentivano i boati delle bombe e gli spari avvicinarsi e il 28 febbraio dei funzionari militari si sono presentati sul luogo di lavoro di Artem per notificare ai lavoratori uomini il precetto di presentarsi presso il distretto militare per essere arruolati. Secondo la legge marziale Artem, in quanto padre di almeno 3 figli, era esentato dal servizio militare. Quel giorno, nel turno di Artem, circa 200 uomini hanno ricevuto la comunicazione. Nonostante cominciassero a vedere sopra le loro teste i missili diretti a Dnipro e che i beni alimentari cominciassero a scarseggiare, Artem e Natalia continuavano a credere che la questione si sarebbe risolta presto e che il conflitto non si sarebbe allargato fino a loro. Decidono pertanto che non era il caso di lasciare la loro casa e si organizzano con i vicini per comprare scorte alimentari. Artem continuava ad andare al lavoro come nulla fosse mentre Natalia, che rimaneva a casa da sola ad accudire i figli che studiavano a distanza, iniziava a provare apprensione. Verso metà marzo presso il luogo di lavoro di Artem cominciano ad arrivare richieste di ferie e permessi da parte di uomini che portavano via moglie figli. Inizia a verificarsi una scarsità di manodopera: un giorno, addirittura, nel turno di Artem dove lavoravano circa 200 persone si pres
Roma (Italia), 27 ottobre 2022. Oksana Andrushko 36 anni ritratta presso l’appartamento del Progetto SAI “Aida Roma” di Roma Capitale (ARCI Roma Aps e Be Free Soc. Coop.), dove è ospitata insieme ai due suoi figli di 15 e 6 anni. Oksana viene da Lviv, dove lavorava come vicedirettore di un ristorante, mentre il marito lavorava come marmista. La madre di Oksana vive a Roma da 22 anni e Oksana e la sua famiglia già erano venuti in Italia diverse volte, soprattutto per le cure sanitarie di cui ha bisogno il figlio maggiore. Oksana, già prima dell’inizio della guerra, aveva già comprato un biglietto aereo con partenza il 13 marzo per far visitare suo figlio presso un ospedale italiano. In seguito allo scoppio della guerra, temendo di non poter viaggiare in aereo a causa della chiusura dello spazio aereo ucraino, ha preso il primo pullman disponibile si è diretta verso la frontiera di Chop, al confine con l’Ungheria. Il 4 marzo, dopo tre giorni in fila alla frontiera, arriva in Italia. La prima settimana lei e i figli, sono stati ospiti della casa dove lavora la madre, dove hanno vissuto in 12 in un appartamento. Successivamente è stata trasferita in un albergo e successivamente presso un centro di accoglienza a Pisiniano, in provincia di Roma. A causa della grande distanza dall’ospedale che ha in cura suo figlio, ha chiesto e ottenuto il trasferimento a Roma. 3 settimane fa il figlio è stato sottoposto ad un intervento preliminare, in attesa di quello definitivo che avverrà tra qualche mese. Prima dell’intervento Oksana ha spedito tutta la documentazione medica in Ucraina riuscendo a far ottenere al marito un permesso di uscita, in quanto genitore di un bambino portatore di handicap. Ora anche il marito vive a Roma, temporaneamente in un albergo, e saltuariamente svolge alcuni lavori di pittura.Rome (Italy), 27 october 2022. 36-year-old Oksana Andrushko portrayed at the apartment of the SAI Project "Aida Roma" in Rome Capital (ARCI Roma Aps and
Olena Khalina 40 anni, ritratta presso l’appartamento del Progetto SAI “Aida Roma” di Roma Capitale (ARCI Roma Aps e Be Free Soc. Coop.), dove è ospitata insieme alla figlia Veronika (17 anni) Ruslan (8 anni) e alla loro gatta Anfisa. Olena proviene da Bologorodka nella regione di Kiev. E’ divorziata dal 2018 e lavorava come baby sitter presso diverse famiglie. Olena racconta che non si aspettava che potesse scoppiare la guerra. Anche nel periodo precedente conduceva una vita normale, si era fatta l’abbonamento in palestra, e faceva programmi per l’estate e per i lavori di ristrutturazione dell’appartamento, per i quali aveva perfino già acquistato la carta da parati. Subito dopo l’inizio della guerra per lo shock non ha dormito per 3 giorni. Quando suonavano gli allarmi lei e la sua famiglia si precipitava nella cantina di un palazzo adiacente al suo. A casa aveva messo del nastro isolante sulle finestre per non proteggere i vetri e coperte e cuscini per non far entrare eventuali frammenti. Olena racconta che quei giorni si inginocchiava e pregava molto più intensamente del solito. Pregava che la guerra finisse subito e che non fosse costretta a lasciare la propria casa e la propria vita. Ricorda che una sera il cielo era rosso intenso a causa dell’incendio susseguente al bombardamento di un deposito di benzina a Fastiv. Dalla grande finestra della cucina vedeva delle grandi nuvole rosse che sembravano avvicinarsi. Quella sera degli amici l’hanno chiamata per dirle che la guerra sarebbe durata a lungo e che lei avrebbe dovuto scappare. Soprattutto un’amica che vive in Germania le ha detto tutto quello che avrebbe dovuto fare, compresi i treni da prendere. Anche lei aveva una grande casa tutta nuova che le dispiaceva lasciare ma ha convinto Olena che la sua sicurezza è molto più importante. A quel punto Olena racconta di essersi sentita possedere da una forza molto grande, ha raccolto le cose più importanti e il 1 marzo ha lasciato Kiev,
Sacrofano (Roma), 22 ottobre 2022. Slaviana Plakhotina (11 anni) studia per l’esame di violino che ha sostenuto on line con la sua scuola di musica di Odessa. Slaviana alloggia insieme alla sua famiglia in una casa messa loro a disposizione dalla parrocchia di Sacrofano, in provincia di Roma. La famiglia Plakhotina è composta da Yevgen (38), Oleksandra (34) e i figli Denys (14 anni, adottato all’età di 10 anni), Slaviana (11) e Savilii (3), nella . La famiglia, originaria di Mariupol, viveva ad Odessa dal 2019. Yevgen (che in quanto padre di 3 figli è esonerato dalla legge marziale) lavora come marinaio per una compagnia marittima ucraina, mentre Oleksandra, dopo i suoi studi da giornalista, ha lavorato come corrispondente per una emittente di Mariupol e per un magazine ad Odessa. Ora si occupa a tempo pieno della casa e dei figli e scrive poesie. Il 24 febbraio, all’inizio dell’invasione russa, Yevgen si trovava a bordo di un cargo al largo di Rotterdam, sulle rotta Olanda, Finlandia e Russia. Il suo telefono non prendeva il segnale, e lui è stato informato dell’inizio della guerra dal secondo ingegnere di bordo, che avendo una sim olandese, riusciva a connettersi. Yevgen ricorda di aver pensato inizialmente ad uno scherzo, ma poi quando si è connesso tramite l’hotspot del collega, il suo telefono è stato subissato di messaggi. Il primo pensiero è stato ovviamente alla famiglia che però non è riuscito a contattare. Una volta in porto il suo telefono era regolarmente in funzione ed è riuscito a mettersi in contatto con Oleksandra, che nel frattempo si trovava insieme ai tre figli al sicuro in un bunker ad Odessa. Insieme hanno deciso che fosse più sicuro, per Oleksandra e i figli, lasciare Odessa. Oleksandra si aggrega ad altre due famiglie e con tre macchine si dirigono verso il confine con la Moldavia. Per arrivare al confine, distante neanche 100 km, hanno impiegato 18 ore, dormendo in auto. Nella sua Oleksandra, aveva spento anche il risc
Fiuggi (FR), Italia, 16 dicembre 2022. Vadym Kalynka, 58 anni, ritratto nella hall dell’Hotel Continental, dove è ospitato insieme ad altri profughi ucraini. Vadym viene da un piccolo paese a 15 Km. da Charkiv ed era titolare di una ditta che si occupava della vendita di macchinari agricoli. Vadym racconta che il suo paese è stato occupato dopo circa un’ora e mezzo dall’inizio del conflitto, la mattina del 24 febbraio. Il suo tentativo di raggiungere Charkiv non è riuscito perché le strade erano occupate dai mezzi militari russi. Con la moglie si è quindi rifugiato in casa senza corrente elettrica, venuta a mancare quasi subito. Ricorda di esplosioni così violente che la moglie per la paura è svenuta cadendo a terra e rompendosi due denti. Il secondo giorno un gruppo di soldati russi ha fatto irruzione a casa sua. Alcuni soldati hanno fatto sdraiare a terra lui e la moglie con le mani dietro la testa tenendoli sotto la minaccia delle armi mentre altri controllavano la casa. Questi controlli avvenivano a cadenza quasi quotidiana, ad opera di gruppi di soldati sempre diversi. Ogni volta i soldati portavano via qualcosa da casa di Vadym: elettrodomestici, tablet, profumi o altri oggetti ritenuti di qualche valore. Vadym ricorda che ogni giorno la situazione peggiorava, dovuta anche al fatto che la sua casa si trovava in mezzo alle linee di fuoco dell’esercito russo e della resistenza ucraina. Dopo una settimana non si poteva più uscire di casa. I pochi che circolavano per procurarsi viveri e altri generi di prima necessità venivano controllati minuziosamente e perquisiti. Vadym ricorda che i soldati russi controllavano anche i tatuaggi. Vadym racconta anche che un giorno un gruppo di soldati russi si è presentato a casa di alcuni suoi vicini per restituire ai genitori il corpo di un ragazzo, ucciso perché trovato ubriaco in possesso di una pistola. Ricorda anche che a una donna, durante una perquisizione in strada, è stato controllato il telefono s
Anonina Narokha, 34 anni, ritratta in una sala dell’Hotel Holiday di Fiuggi dove alloggia con suo figlio Sasha, 3 anni, e altri profughi ucraini. Antonina è originaria di Sinferopoli, in Crimea dove ha conosciuto suo marito che era lì in vacanza. Nel 2013 ha lavorato un anno a MIlano in un ristorante e con i soldi guadagnati ha potuto comprare una casa a Dnipro, dove la famiglia viveva prima che scoppiasse la guerra e dove lavorava come maestra di asilo. Dal 10 marzo, quando l’esercito russo ha bombardato l’aeroporto di Dnipro, si è rifugiata in una chiesa vicino casa. Quando la situazione lo permetteva, tornava a casa e ogni giorno preparava due zaini con l’occorrente per sopravvivere un paio di giorni, uno per il rifugio e l’altro - con i documenti - nel caso fosse dovuta scappare improvvisamente. Il 22 marzo era il suo compleanno, che descrive come il più triste della sua vita. Non ha neppure festeggiato con una torta. Quando le sirene hanno segnalato la fine dell’allarme ha portato Sasha al parco a giocare con le macchinette. Il 28 marzo il marito, il cognato e la suocera l’hanno accompagnata alla stazione di Dnipro dove ha preso il treno per la Polonia e da lì un pullman per Roma dove è arrivata il 28 marzo. Antonina si sente in colpa per aver lasciato la famiglia in Ucraina. Già nel 2014 aveva portato in salvo il fratello, di 10 anni più giovane, dalla Crimea a Dnipro. La madre, che a causa della guerra non ha potuto rinnovare il passaporto, è ancora bloccata a Sinferopoli.Anonina Narokha, 34, portrayed in a room of the Hotel Holiday in Fiuggi where she is staying with her son Sasha, 3, and other Ukrainian refugees. Antonina is originally from Simferopol, in the Crimea where she met her husband who was there on vacation. In 2013 she worked a year in Milan in a restaurant and with the money earned she was able to buy a house in Dnipro, where the family lived before the war broke out and where she worked as a kindergarten teacher. Sinc
Roma (Italia), 28 ottobre 2022. Daria Demydenko, 29 anni, ritratta insieme al figlio Svatoslav di un anno nell’appartamento del Progetto SAI “Aida Roma” di Roma Capitale (ARCI Roma Aps e Be Free Soc. Coop.), dove è ospitata insieme alla madre Svetlana Hoshii, di 58 anni. Daria è nata a Kiev, cresciuta a Paulograd e poi trasferita a Dnipro. Daria è laureata in medicina ma non ha potuto completare il tirocinio essendo rimasta incinta. Daria ricorda che il giorno precedente all’inizio della guerra già si percepiva nell’aria un certo nervosismo. Quando è scoppiata la guerra ha creduto inizialmente che si trattasse di un atto terroristico. Il marito, che in quel momento si trovava dai parenti, le ha detto di prepararsi a fuggire e che lui, in quanto riservista (insegna all’accademia militare e già chiamato alle armi nel 2014) sarebbe stato arruolato. Nel frattempo a Dnipro arriva Svetlana da Paulograd con la macchina adibita a trasporto dei farmaci, anch’essa pronta a partire. Daria ricorda che i giorni successivi al 24 febbraio erano drammatici: ricorda che per le strade la gente si accalcava in lunghe file per procurarsi generi alimentari e c’era una gran confusione. Il 4 marzo, dopo un tentativo andato fallito a causa dell’enorme folla che prendeva d’assalto i treni, riescono a partire, anche grazie all’aiuto di un agente di polizia che le ha scortate fino al treno per proteggere il bambino. Il treno era colmo di gente. Non c’era uno spazio libero ed era difficile anche recarsi al bagno. Il bambino piangeva di continuo per la fame, dato che Daria, non disponendo di acqua calda, non poteva preparargli i pasti. Ad ogni fermata continuava a salire gente. Non ricorda di preciso dove fosse, ma racconta che ad un certo punto sono salite molte persone provenienti da un paese che era stato appena bombardato. Daria ricorda anche gli spari contro il treno, che è dovuto tornare indietro. Finalmente dopo 24 ore il treno arriva a Lviv, dove Svetlana
Fiuggi (FR), Italia, 25 maggio 2022. Mark (nome di fantasia) ritratto a Fiuggi nel suo alloggio messogli a disposizione dalla Caritas. Mark ha preferito non rendere pubblico il suo vero nome e non riconoscibile il suo volto. Ha 21 anni, e viene da Odessa, ed è in Italia dal 29 marzo. Mark lavorava come marinaio per un’agenzia marittima ucraina. Aveva iniziato il suo primo contratto di 6 mesi a settembre 2021, partendo da Nikolaev su un cargo che trasportava merci varie, tra cui grano e cerali diretto in Israele. Il 24 febbraio, quando è scoppiata la guerra si trovava in Olanda, di ritorno da un viaggio di 10 giorni dal Brasile. A marzo 2022 il cargo su cui viaggiava avrebbe dovuto attraccare in Russia per caricare delle merci vicino a San Pietroburgo. L’equipaggio si era inizialmente rifiutato, ma di fronte alle rimostranze dell’agenzia, che si sarebbe trovata costretta a pagare una lauta penale, ha dovuto accettare il lavoro. Una volta attraccati, le autorità russe sono salite a bordo del cargo, perquisendo la nave e l’equipaggio e sottoponendolo ad un pressante interrogatorio. Il 29 marzo, nei pressi di Suez, in occasione di un cambio di equipaggio, l’agenzia marittima ha consigliato all’equipaggio smontante di non far ritorno in Ucraina. Mark si è così imbracato su un aereo che lo ha portato a Roma, e da lì a Fiuggi, dove lo attendeva un’amica di famiglia. Fiuggi (FR), Italy, 25 May 2022. Mark (invented name) portrayed in Fiuggi in his accommodation made available to him by Caritas. Mark preferred not to make his real name public and his face not recognizable. She is 21, from Odessa, and has been in Italy since March 29. Mark worked as a sailor for a Ukrainian shipping agency. He began his first 6-month contract in September 2021, departing from Nikolaev on a freighter carrying various goods, including wheat and cereals bound for Israel. On February 24, when the war broke out, he was in the Netherlands, returning from a 10-day trip from Br
Nataliia Hruzevych, 60 anni, nella casa messa a disposizione per lei e la sua famiglia dalla parrocchia di Sacrofano, in provincia di Roma. La sua famiglia è composta da lei, sua figlia Oleksandra (34),suo marito Yevgen (38) e i loro figli figli Denys (14 anni, adottato all’età di 10 anni), Slaviana (11) e Savilii (3). Nataliia viene da Mariupol, dove ha lavorato come insegnante di inglese in una scuola privata e poi presso la facoltà di lingue straniere dell’università di Mariupol. Durante i bombardamenti Nataliia si rifugiava nel rifugio antiaereo del palazzo vicino al suo, che era del tipo “Stalinka”. Il bunker era ben protetto ma non c’era elettricità né letti per dormire. Le 50 persone che vi trovavano rifugio dormivano seduti. C’erano anche diversi bambini, alcuni neonati che venivano allattati. Nataliia ricorda che la situazione era terrificante ma la gente non aveva perso lo spirito, e anche all’interno del bunker si cantava, si cucinava e ci si dava conforto reciproco. Nel vicinato molti anziani erano morti a causa di patologie preesistenti e sono stati seppelliti nel cortile del palazzo. Spinta dalla figlia Oleksandra e la sua famiglia, Nataliia decide di partire e il 30 marzo, finite le provviste, lascia Mariupol. Era molto spaventata. Inoltre non poteva prelevare denaro e si trovava senza contanti. Prende la sua macchina e con altre tre donne e un gatto si mette a guidare verso Zaporiziha. Ai lati della strada era pieno di carcasse di auto e di carri armati bruciati. Hanno impiegato 2 giorni per arrivare, dormendo in macchina su ordine dei militari di un checkpoint che reputavano il viaggio di notte troppo pericoloso. A Zaporizhia sono rimaste tre giorni a casa di un architetto di Mariupol. Nataliia, che ha visto gente morire in macchina lungo la strada, vende la sua macchina e con un autobus pubblico il 4 aprile riesce a raggiugnere il confine con la Polonia, dove arriva di notte. A piedi attraversa il confine e viene accudita dai v
Fiuggi (FR), Italia. 8 Giugno 2022. I gemelli Zakhar e Nazar Piskun (5 anni), originari di Sumy, ritratti in un corridoio dell’hotel Holiday di Fiuggi, dove sono ospitati insieme alla madre Yuliia (che lavora come insegnante elementare e continua tuttora ad esercitare online) e altri profughi ucraini. La famiglia viveva nella campagna immediatamente fuori Sumy, vicino alla frontiera con la Russia. La mattina del 24 Febbraio tutta la famiglia dormiva. Si sono svegliati quando un’amica ha chiamato per avvisarli che dall’altra parte di Sumy stavano bombardando. La famiglia, incredula, esce di casa e guardando verso il confine russo si accorgono che il cielo si era tinto di rosso. A quel punto iniziano a sentire i boati delle esplosioni. Di corsa tutta la famiglia, compresa la bisnonna dei gemelli, comincia a preparare confusamente le valigie per dirigersi verso la scuola dove insegnava Yuliia, che nel frattempo scrive alla madre - che al momento si trovava in Spagna e che sarebbe dovuta rientrare proprio quel giorno - intimandola di non tornare. Per partire la famiglia prende tutte e tre le macchine di cui disponeva. Alla stazione di servizio dove si erano fermati per far rifornimento, e che era stata presa d’assalto da molte altre persone in fuga, Yuliia si accorge che la macchina con il padre non l’aveva seguita. Preoccupata lo chiama, e scopre che il padre si era dovuto fermare a causa di un razzo che era caduto proprio accanto alla macchina. Non senza difficoltà la famiglia riesce a raggiungere la scuola dove per tre giorni trova rifugio insieme a dei colleghi di Yuliia e delle loro famiglie. La scuola, disponendo di una mensa, era provvista di generi alimentari e di acqua. Presto, infatti, la famiglia capisce di non essere più al sicuro, sentendo i razzi cadere sull’accademia militare che si trovava accanto alla scuola. Decidono quindi di tornare a casa. Sulla prima macchina viaggiava Yuliia da sola. I bambini infatti erano stati separati e viaggi
La famiglia Plakhotina, composta da Yevgen (38), Oleksandra (34) e i figli Denys (14 anni, adottato all’età di 10 anni), Slaviana (11) e Savilii (3), nella casa messa loro a disposizione dalla parrocchia di Sacrofano, in provincia di Roma. La famiglia, originaria di Mariupol, viveva ad Odessa dal 2019. Yevgen (che in quanto padre di 3 figli è esonerato dalla legge marziale) lavora come marinaio per una compagnia marittima ucraina, mentre Oleksandra, dopo i suoi studi da giornalista, ha lavorato come corrispondente per una emittente di Mariupol e per un magazine ad Odessa. Ora si occupa a tempo pieno della casa e dei figli e scrive poesie. Il 24 febbraio, all’inizio dell’invasione russa, Yevgen si trovava a bordo di un cargo al largo di Rotterdam, sulle rotta Olanda, Finlandia e Russia. Il suo telefono non prendeva il segnale, e lui è stato informato dell’inizio della guerra dal secondo ingegnere di bordo, che avendo una sim olandese, riusciva a connettersi. Yevgen ricorda di aver pensato inizialmente ad uno scherzo, ma poi quando si è connesso tramite l’hotspot del collega, il suo telefono è stato subissato di messaggi. Il primo pensiero è stato ovviamente alla famiglia che però non è riuscito a contattare. Una volta in porto il suo telefono era regolarmente in funzione ed è riuscito a mettersi in contatto con Oleksandra, che nel frattempo si trovava insieme ai tre figli al sicuro in un bunker ad Odessa. Insieme hanno deciso che fosse più sicuro, per Oleksandra e i figli, lasciare Odessa. Oleksandra si aggrega ad altre due famiglie e con tre macchine si dirigono verso il confine con la Moldavia. Per arrivare al confine, distante neanche 100 km, hanno impiegato 18 ore, dormendo in auto. Nella sua Oleksandra, aveva spento anche il riscaldamento per paura di rimanere soffocata dai gas di scarico. Alle 20 arrivano al confine, e gli uomini che guidavano la macchina sono dovuti ritornare indietro. Oleksandra e i figli attraversano il confine dove veng
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